http://espresso.repubblica.it/opinioni/la-bustina-di-minerva/2014/04/29/news/e-quant-altro-1.163199
Ho recentemente letto una divertente "bustina di minerva", rubrica bimensile di Umberto Eco su L'Espresso, che tratta di neologismi più o meno condivisibili.
Ogni epoca ne ha avuti e riguardano molti settori della società e più che neologismi io li definirei "modi di dire", in alcuni casi veri e propri "gerghi" che riguardano varie fasce d'età e di lavoro.
Dice Eco "Non ho mai potuto sopportare, diciamo dagli Ottanta in avanti, che mi si chiamasse “prof”. Forse che un ingegnere lo si chiama “ing” e un avvocato “avv”? Al massimo si chiamava “doc” un dottore, ma era nel West, e di solito il doc stava morendo alcolizzato.[...]Detto questo, non è che sia misoneista, e via via ho assorbito nel mio lessico, se non come parlante attivo almeno come ascoltatore passivo, gasato, rugare, tavanare, sgamare, assurdo, punkabbestia, mitico, pradaiola, pacco, una cifra, lecchino, rinco, fumato, gnocca, cannare, essere fuori come un citofono, caramba, tamarro, abelinato, fighissimo, allupato, bollito, paglia e canna, fancazzista, taroccato, fuso, tirarsela. Ancora giorni fa un quattordicenne mi ha informato che a Roma, anche se si capisce ancora “marinare”, in ogni caso non si usa più “bigiare” ma si dice “pisciare la scuola”.A essere sincero, preferisco i neologismi giovanili al vizio adulto di dire a ogni piè sospinto “e quant’altro”: Non potete dire “e così via” o “eccetera”? Per fortuna son tramontati “attimino” ed “esatto”
Grazie alle mie nipoti, di 16 e 14 anni, credo di essere abbastanza aggiornata sullo 'slang' giovanile contro il quale non ho pregiudizi, ben sapendo quanto sia effimero e a patto che mantengano intatta la grammatica, soprattutto le forme verbali.
Altro discorso riguarda gli 'intercalari', ovvero quelle paroline che, simili alle malattie esantematiche si diffondono come una sorta di epidemia, non grave ma sgradevole e lunga da debellare.
Come non ricordare l'invasione dei CIOE'(è) vero, sai (o sapete), no?, (va)bene (o vabbe’), chiaro, così, ecco, insomma, nevvero, non so, come dire,voglio dire, ti dico, per così dire, diciamo(lo), fammi capire, guarda (o guardi),vedi (o veda), praticamente, tipo, un attimino, uhm, ehm, mhm.
L'ho già detto e lo ribadisco, io sento un fumino alla testa quando chi parla, in ogni proposizione, sente il bisogno di dire "....come dire...", oppure ad una domanda o alla richiesta di un parere, esordisce con NIENTE
A mio parere, il più delle volte è una posa di coloro che, volendo far credere di stare parlando a braccio, fingono di cercare parole e concetti che sanno invece a memoria
Y USTEDES que me decis?
Quanti intercalari, modi di dire stereotipati! Ne ho sentiti tanti anch'io nei miei primi cinquant'anni e... quanto mi infastidiscono quegli "assolutamente si", "assolutamente no" tanto di moda oggi! Ce ne saranno sempre, purtroppo, per colmare quei vuoti mentali, quelle incapacità di ragionare ed esprimersi che da sempre caratterizzano gli umani. Un caro saluto, Fabio
RispondiEliminaSai cosa mi fu fatto notare?
RispondiEliminaChe alla discussione della tesi, a rispondere alla prima domanda, esordii con NIENTE.
Ma forse è stato perché considero NIENTE il sistema scolastico e universitario che abbiamo.
Moz-
I miei alunni si rivolgono a me con prof, per qualsiasi loro richiesta... io rispondo, ma sottolineo che lo farò in modo non esaustivo, al resto ci penserà il fessore, qualora dovesse essere chiamato in causa anche lui. Ed a proposito di espressioni abusate, mi viene in mente una cosa: "il "pertanto", questo padreterno della sintassi degli uffici, che fa filare egregiamente i discorsi e le lettere dei funzionari" (Elio Vittorini)
RispondiEliminaAnche io provo fastidio per i discorsi infarciti d'intercalari stereotipati, però....però, se il mio interlocutore esprime anche idee, allora diventano solo secondari.
RispondiEliminaBuona giornata, Cri:)
Io ne son divertito, curioso e anche invidioso, d'ogni gergo che odori della gioventù che ancora mi rammento e mi ricorda
RispondiEliminaMa che 'gnurant quelli di quell'articolo. La scuola si schissa, mica si piscia. Cioè, come dire, praticamente.
RispondiElimina(N. B.: a me fanno incazzare tutti gli usi sbagliati della lingua ita(g)liana, come il "piuttosto che" usato come un "oppure", termini inventati alla membro di segugio dai burocrati come "efficientamento", quel "contezza" dell'epoca di Dante tanto caro ai nostri politicanti da strapazzo, ecc.)
Be' dovrei eliminare "insomma"
RispondiEliminaCristiana eccomi! Hai ragione, è da tanto che non passo da te. Quanti paroloni!! Anche a me danno fastidio certi termini e pure certe forme di scrittura nate con il cellulare.
RispondiEliminaTi mando un abbraccio ringraziandoti della visita. Bruna .. ciaoooooo
Ps. ahahah anche il mio ciao non sarebbe corretto, ma così mi sembra di gridarlo per farlo arrivare alle amiche...
Sono ritornato :)
RispondiEliminaGrazie alle tue nipoti se avanti anni luce rispetto agli altri sumeri... pensa che anche noi sordomuti abbiamo uno slang tutto nostro.
Un abbraccio
Xavier
Immagino tu sia ferratissima. Ogni decennio ha avuto i suoi slang ... anche se oggi è difficile stare dietro al gergo tramutato dall'uso del pc come emailare .... Personalmente non sopporto quel sbrigativo "ciacciacciao" oggi tanto comune, meglio un abbraccio vecchio stile !!!
RispondiEliminaBuona serata ^^
eh allenando da parecchi anni giovani calciatori sono aggiornatissimo sul linguaggio... non mi esprimo
RispondiEliminaAlcune le tollero altre mi fanno venire l'orticaria, ma alla fine lascio correre gli antistaminici costano.
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