lunedì 30 settembre 2013

La pecora e i cavalli

Come parlavano i nostri antenati: nel 2000 a.C.: la ricostruzione dell'indoeuropeo

Si chiama ''La pecora e i cavalli'' il racconto letto in questo audio dal linguista Andrew Byrd nel tentativo di ricostruire un esempio di lingua protoindieuropea, la lingua parlata tra il 4500 e il 2000 avanti Cristo nelle regioni europee e asiatiche. L'audio è stato diffuso dal sito del mensile Archeology che ha pubblicato la ricerca dell'esperto dell'università del Kentucky. Byrd ha trascritto una sua ricostruzione in indoeuropeo del racconto ''La pecora e i cavalli'', già trascritto nel 1868 dal linguista tedesco August Schleicher. Il protoindoeuropeo, del quale non esistono testimonianze scritte, è considerata la protolingua dalla quale hanno avuto origine tutte le lingue indoeuropeeAvis akvāsas ka, la versione della favola proposta da August Schleicher nel 186


La versione di Schleicher (1868)[modifica | modifica sorgente]

Avis akvāsas ka, la versione della favola proposta da August Schleicher nel 1868[2]:
« Avis, jasmin varnā na ā ast, dadarka akvams, tam, vāgham garum vaghantam, tam, bhāram magham, tam, manum āku bharantam. Avis akvabhjams ā vavakat: kard aghnutai mai vidanti manum akvams agantam. Akvāsas ā vavakant: krudhi avai, kard aghnutai vividvant-svas: manus patis varnām avisāms karnauti svabhjam gharmam vastram avibhjams ka varnā na asti. Tat kukruvants avis agram ā bhugat. »
L'"indoeuropeo" di Schleicher assume che il vocalismo e/o fosse secondario[senza fonte] e appare, di fatto, assai vicino al sanscrito,


Il testo della favoletta in italiano[1]:
« Una pecora tosata vide dei cavalli, uno dei quali tirava un pesante carro, un altro portava un grande carico e un altro trasportava un uomo. La pecora disse ai cavalli: "Mi piange il cuore vedendo come l'uomo tratta i cavalli". I cavalli le dissero: "Ascolta, pecora: per noi è penoso vedere che l'uomo, nostro signore, si fa un vestito con la lana delle pecore, mentre le pecore restano senza lana". Dopo aver sentito ciò, la pecora se ne fuggì nei campi. »
Un po' sempliciotta questa favoletta. E la morale? Potrebbe essere quella  della 'pagliuzza e della trave nell'occhio', cioè non giudicare se non vuoi essere giudicato.
Non mi soddisfa quel finale.
Mi sarebbe piaciuto che la pecora rispondesse : " A me il pelo ricresce, vedrete il successo che avrà il cachemere, mentre voi faticherete sempre". Morale, meglio cento giorni da pecora che un giorno da cavalli.
Avete qualche idea per un altro finale?







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4 commenti:

  1. Cara Cristiana, a veramente l'aria di una parabola del nostro del profeta...
    Ma pensandoci bene non fa per niente ridere.
    Ciao e buona notte cara amica.
    Tomaso

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  2. Ho visitato il tuo blog di soppiatto per non disturbare.
    In casa d'altri bisogna entrare in maniera educata.
    ;-)

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  3. Sarà pure che oggi, l'evoluzione della nostra specie animale ha integrato ai piani nobili la nobile andatura del cavallo di razza, che per nobile quanto sia, quando la fa la puzza si sente.
    La pecorella, anche di razza, per sua indole, sempre sotto sta... pur se ti permette di indossare il maglione di lana.

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